Con 78 voti favorevoli, 2 astensioni e nessun contrario, il 20.01.2020 il Gran Consiglio ticinese approvava il Messaggio 7634 del Consiglio di stato, che introduceva un pacchetto di misure per incentivare la rivitalizzazione degli edifici dismessi, stanziando un credito quadro di 10 milioni di franchi per il periodo 2019-2023.
L’obiettivo era duplice: da un lato recuperare immobili abbandonati, spesso industriali, situati in particolare nelle regioni periferiche del Cantone; dall’altro, evitare fenomeni di degrado stimolando un rilancio economico e sociale locale.
La proposta prendeva spunto dalla mozione del PLRT (primo firmatario Nicola Pini) intitolata "Rivitalizziamo gli edifici dismessi lanciata nel 2016 che chiedeva incentivi mirati per riconversioni “di rilevante interesse pubblico, economico, sociale o culturale”.
In sintesi chiedeva al Consiglio di Stato di:
- Aggiornare lo studio del 2007 sugli edifici industriali dismessi in Ticino per identificare le potenzialità di recupero e sviluppo.
- Attivare concretamente queste potenzialità, finanziando ad esempio un profilo operativo (sul modello dell’Hospitality manager) che lavori sul territorio in collaborazione con enti pubblici e privati.
- Inserire gli edifici dismessi nel catalogo dei terreni disponibili per nuovi progetti pubblici.
- Creare una piattaforma web pubblica che raccolga e documenti visivamente questi edifici.
- Valutare incentivi pianificatori per favorirne il recupero.
L’obiettivo era quello di promuovere il riutilizzo degli edifici esistenti invece di costruire nuovi, ottenendo benefici economici, territoriali, sociali e culturali, e valorizzando il patrimonio già presente.
Il messaggio definiva criteri chiari e coinvolgimento regionale introducendo un sistema di sostegno con criteri stringenti per l’ottenimento dei fondi, escludendo interventi speculativi o di mero interesse privato. Il contributo era destinato ai soli progetti con valenza strategica comprovata, selezionati tramite gli Enti regionali di sviluppo ed il Gruppo strategico per la politica regionale, con approvazione finale da parte del Consiglio di Stato e del Gran Consiglio.
La priorità era data alle zone periferiche – dove le possibilità di recupero tramite mercato sono quasi nulle – ma il provvedimento non escludeva interventi anche nei centri urbani qualora gli edifici dismessi rivestivano un chiaro interesse cantonale.
La misura si inseriva in un disegno più ampio, in linea con la strategia federale contro la dispersione degli insediamenti, offrendo uno strumento operativo per supportare i comuni nell’opera di rigenerazione urbana e industriale.
Durante la discussione plenaria del 20.01.2020, i deputati evidenziarono l’importanza dell’intervento pubblico per evitare che questi immobili diventassero simboli di abbandono. Si auspicò inoltre che in futuro, si potesse rafforzare la legge per consentire anche forme di prelazione o esproprio da parte dello Stato su edifici di particolare valore strategico.
L’approvazione avvenne sotto forma di dibattito ridotto, segno di un ampio consenso politico oltre che di consapevolezza dell’urgenza e l’utilità di introdurre questi provvedimenti.
Esattamente 5 anni dopo l’adozione del Messaggio 7634 sul credito quadro di 10 milioni per il recupero e la rivitalizzazione degli edifici dismessi, il 20.01.2025 il Gran Consiglio ha approvato, con larghissimo consenso (71 voti favorevoli, nessun contrario, 3 astenuti), il decreto legislativo proposto dal Consiglio di Stato che prolunga fino al 2028 la validità del credito quadro da 10 milioni di franchi dedicato alla rivitalizzazione di edifici dismessi nelle regioni periferiche. La misura consente di dare continuità ai progetti già in corso, senza nuovi stanziamenti, valorizzando le risorse pubbliche e private già impiegate.
Il messaggio governativo n. 8501, risponde alla richiesta dell’Ente regionale per lo sviluppo Bellinzonese e Valli, che coordina diversi progetti strategici avviati negli scorsi anni grazie agli incentivi introdotti nel 2020. Questi progetti riguardano immobili storici e dismessi in località come Faido, Lodrino, Brissago, Castel San Pietro e Biasca.
Tra i progetti in fase di sviluppo, spicca quello dell’ex Arsenale di Biasca, promosso dal Comune in collaborazione con il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) che mira alla realizzazione di un centro di competenza legato all’arte, con ambizioni di respiro regionale, nazionale e internazionale, con l’intento di dare nuova vita a un comparto strategico e attualmente inutilizzato.
Sebbene l'investimento complessivo e il contributo cantonale siano ancora da definire, al progetto è già stato concesso un primo sussidio per lo studio preliminare di 49'720 franchi. Al momento, sono in corso valutazioni logistiche per integrare anche alcune necessità spaziali del DECS all’interno del pregiato comparto.
Il prolungamento della validità del credito quadro permette dunque di portare a termine progetti complessi, spesso rallentati da ostacoli burocratici o dall’impatto della pandemia. Come sottolineato anche nel rapporto della Commissione ambiente, territorio ed energia, si tratta di una misura «ragionevole e strategica» per evitare che investimenti già effettuati vadano persi, garantendo continuità a iniziative che promuovono il riuso sostenibile e intelligente del patrimonio costruito.
Nel complesso, i progetti già attivi coprono un potenziale investimento stimato di circa 23 milioni di franchi, con una disponibilità residua nel credito quadro di oltre 7,5 milioni. L’intento, tuttavia, non è di aprire a nuove iniziative, bensì di completare quelle già avviate entro il 2024.
Biasca rappresenta quindi un esempio concreto di come le politiche pubbliche possano incentivare rigenerazione urbana, sviluppo culturale e collaborazione pubblico-privato in territori periferici troppo spesso dimenticati. Ora la palla è nel campo della politica locale nella speranza che i tempi di maturazione e di realizzazione di questi importanti progetti non facciano ancora scadere questo importante e concreto contributo al rilancio socio-economico delle cosidette regioni dal potenziale inespresso (termine a me indigesto) come la nostra splendida regione delle Tre Valli.